Premessa
Quella che segue
è una sintesi di riflessioni, dati e tematiche riguardanti l'uso comunitario
dei terrazzi condominiali elaborati nel corso di alcuni anni.
Introduzione
Cʼè un filo rosso che ha attraversato i movimenti sociali negli ultimi 50
anni, una combinazione di riflessione critica e sperimentazione sociale sulla vita
in comune, con una particolare attenzione alla famiglia ed agli spazi di
vita condivisi, una storia che comincia con gli hippy americani.
Al nomadismo dei figli dei fiori on the road, primordiale
rifiuto della casa in quanto luogo eletto della famiglia americana piccolo
borghese, fa seguito la grande ondata delle Comuni, che sperimenta la presa di
possesso dello spazio/casa, provando a dettare nuove regole e nuovi valori
della convivenza, inventando una nuova famiglia allargata.
Qui, alla conquista dello spazio si associa da subito il contesto
agreste, un ritorno alla campagna in quanto spazio considerato umano.
Esaurita la spinta delle Comuni, il filo rosso si snoda dalla
campagna alla periferia dei centri urbani, con lʼavvento della stagione dei
centri sociali autogestiti. Di nuovo lo spazio e la convivenza sociale al
centro delle occupazioni: ma la ricerca di uno spazio liberato, non si
accontenta più della casa, sia pure una casa alternativa quale era la
Comune, e si prende un ambiente che alla funzione abitativa, sommi quella
ricreativa, alimentare, culturale ed ovviamente sociale.
Con i centri sociali lʼonda rifluisce quindi verso la città e
allarga la sua portata; continua però, chiusa in spazi in disuso della
periferia, a restare ai margini della società civile, in quello che per
certi versi può considerarsi un ghetto.
Le prime proiezioni fuori dal ghetto, e siamo agli anni '90, provengono
dai rave party, il corrispettivo delle Zone Temporaneamente Autonome (TAZ), teorizzate
dal saggista Hakim Bey (al secolo Peter Lamborn Wilson). La zona temporaneamente autonoma
impone forme culturali, ritmi e riti sociali del soggetto che anela la
trasformazione, conquistando temporaneamente la sovranità su uno spazio.
Insieme ai rave i writers, e dopo di loro gli artisti del collage e degli
stencil, decidono di recuperare i muri della città e invadono nella notte, le
grigie vernici dei palazzi
Più recentemente emerge il fenomeno del co-housing. Un gruppo di
individui o nuclei familiari decide di erigere il proprio spazio di vita
condividendone spazi e progettandolo in funzione di una scelta comunitaria,
indifferentemente in campagna o in città: con il co-housing si torna la spinta
critica alla famiglia mononucleare torna punto di partenza, alla casa,
allʼappartamento, alla villa, al casale. Quella famiglia da cui si era scappati
50 anni fa oggi, almeno in quella forma, non esiste più e quellʼonda di
cambiamento e riflessione, dopo aver vagato tra periferie e campagne, si
propone di occupare ora il cuore della vita sociale moderna, si mette cioè al
centro della scena, guidando la mano dellʼarchitetto. E pretende di trasformare
la struttura stessa delle nostre relazioni reinventando gli spazi che già
esistono o creandone di radicalmente nuovi e diversi, piantando semi dove era
lʼasfalto con la guerrilla gardening, recuperando giardini, istituendo orti
collettivi, lottando per recuperare ad una mobilità sostenibile anche le stesse
strade del traffico urbano, con le critical mass. Oggi si moltiplicano le
iniziative di riappropriazione degli spazi quotidiani: dalle occupazioni dei
parcheggi fino, ed eccoci finalmente, allʼutilizzo sociale dei lastrici solari,
ossia dei terrazzi condominiali.
Terrazzi
aperti: di cosa parliamo
Quella
che segue è una proposta volta all’uso sociale condiviso e comunitario dei
terrazzi condominiali, che credo potrebbe portare risultati significativi su
reddito, servizi, socialità, creazione di reti e recupero di autonomia e sovranità.
Proverò
a spiegare perchè
Difficile
stabilire , non solo in Italia, ma anche per la sola città di Roma, quanti
siano i terrazzi condominiali, o lastricati solari, come più propriamente si
dovrebbe dire. Certo è che non si rischia l'azzardo se si stima per difetto che
un terzo degli edifici romani sia dotato del terrazzo comune e, sempre sulla
scia di quanto i nostri stessi occhi di romani di lungo corso ci permette di
vedere, si nota come le unità abitative senza terrazzo siano per lo più piccoli
edifici, villette, case abusive, o alcune delle rare casette all'inglese, come
a San Saba o al Pigneto. Se è verosimile che un terzo delle abitazioni romane sono
terrazzate, allora a lume di naso, potrebbe essere anche vero che questo dato
riguardi almeno la metà della popolazione romana e prevalentemente i cittadini
meno ricchi, quelli che non si possono permettere di abitare una villa in
città.
Vere
o meno che siano queste cifre, resta assodato che i terrazzi a Roma (e in molte
delle altre grandi città) sono tanti.
Pensate
però che cosa ci si potrebbe fare...
Già,
che cosa ci si potrebbe fare?
Beh,
queste centinaia di migliaia di mq di lastrici
solari potrebbero in estrema sintesi essere utilizzati per:
agricoltura
urbana
energia
alternativa
pratiche
artistiche
installare tetti
verdi
organizzare occasioni
di ristoro conviviale
reading
concerti
cinema
feste
piccoli
allevamenti
mostre
asili
doposcuola
teatro
aperitivi e
rinfreschi
allocare impianti
di compostaggio
mercatini di
scambio
attivitò sportive
antenne wi-fi
unificate
con
il risultato di:
migliorare il
clima urbano
ridurre
l’inquinamento nelle città
eliminare o
ridurre drasticamente le spese condominiali
offrire occasioni
di reddito per sottoccupati
diffondere
cultura
disporre per il
proprio piacere di un ampio terrazzo
incrementare la
produzione di energia alternativa
favorire la
produzione di ortaggi biologici
accorciare la
filiera del consumo alimentare
creare occasioni
di gioco e studio per i bambini
offrire servizi a
prezzi sociali
con il piacevole effetto collaterale di
creare socialità, cooperazione, rete, scambio culturale alleviando l’onere dei
servizi sociali e aumentando a costo zero la sicurezza nelle città..
Infine,
si potrebbe perfino avere la sensazione aver recuperato
sovranità sugli spazi di vita, che di questi
tempi...
Nel
mondo lo stanno già facendo a New York, Toronto, Malmo, Chicago, Sao Paulo, Tel
Aviv, Buenos Aires, Tokyo, Shangai, Berlino, Malmo, Singapore, Pechino, Il
Cairo, Amsterdam, Città del Capo, Londra, Manchester, San Francisco ed in
moltissimi altri posti.
Perchè
non farlo noi?
Prima
di approfondire cosa si può fare (e si fa già) e come farlo, è però necessaria una
premessa di carattere legale.
Questioni legali
Vivo
ed ho vissuto a Roma in molti appartamenti diversi.
In
quasi tutti c’era un terrazzo condominiale, e nella totalità dei casi in cui
c’era ho dovuto osservare con qualche struggimento l’inespugnabile piattaforma
pensile, grigia, sporca, spoglia, al più attraversata da una rete di fili per
la biancheria e coronata da una selva di
antenne arruginite.
Poterci
fare altro oltre ad uno stenditoio per gli inquilini dei piani alti – cene,
ginnastica, prendere il sole, metterci una pianta - era fuori questione. “Non
si può!” . E, come nelle leggende
metropolitane c’è sempre nel palazzo un inquilino che si oppone, pronto a far
valere la legge, perfino a chiamare i carabinieri; certo non è mai l’inquilino
che ce lo racconta con aria comprensiva e rassegnata a essere contrario all’uso
del terrazzo, è sempre qualcun altro. In realtà questi inquilini insofferenti
esistono, e sono spesso gli abitanti degli ultimi piani, che coltivano mire
sulla proprietà del tetto, o vogliono preservare il silenzio del quinto piano,
salvo essere impegnati in un’intensa attività mondana sul proprio terrazzo
privato. Decibel per decibel, meglio i propri.
Così
tra i cittadini si è diffusa la tacita convinzione che non sia possibile per
legge utilizzare questo magnifico spazio, così adatto a mirar le stelle e a
coltivare sogni d’amore, insalate e forma fisica. ma quanto hanno ragione
questi condomini a far valere un presunto diritto all’intangibilità dei
terrazzi condominiali?
Vediamo.
In
rete, su uno dei tanti forum specializzati in questioni legali, un uomo scrive:
“ho
un un piccolo problema: l'amministratore del palazzo mi ha inviato una lettera
(raccomandata con ricevuta di ritorno), nella quale chiede che NON posso far
stare i miei 4 gatti nel terrazzo condominiale. Premesso che li porto la
mattina e la sera ritornano a casa, il terrazzo è tenuto perfettamente pulito,
chiedo se esiste una regolamentazione in merito' Come mi devo comportare?
grazie Vitaliano”
Questa la risposta dell’avvocato Alessandro
Gallucci, del foro di Lecce:
“Ogni
condomino ha diritto di usare la cosa comune nel modo che ritiene più opportuno
purché ciò non sia limitativo o addirittura escluda il pari diritto degli altri
comproprietari (art. 1102 c.c.).
In
tal senso la Cassazione ha detto "che il pari uso della cosa comune non
postula necessariamente il contemporaneo uso della cosa da parte di tutti i
partecipanti alla comunione, che resta affidata alla concreta regolamentazione
per ragioni di coesistenza; che la nozione di pari uso del bene comune non è da
intendersi nel senso di uso necessariamente identico e contemporaneo, fruito
cioè da tutti i condomini nell’unità di tempo e di spazio, perché se si
richiedesse il concorso simultaneo di tali circostanze si avrebbe la
conseguenza della impossibilità per ogni condomino di usare la cosa comune
tutte le volte che questa fosse insufficiente a tal fine." (Cass. 16
giugno 2005 n. 12873).
In
questo contesto, pertanto, non può essere impedito ai gatti di stare sul
terrazzo condominiale, salvo che non creino disagio, limitazioni o esclusioni
dell'uso della comune che comunque dovrebbero essere provate da chi se ne
lamenta.“
Insomma,
il signor Vitaliano ha pieno diritto a tenere, se crede, i gatti sul terrazzo
condominiale, purchè non limiti il diritto degli altri ad utilizzare per i
propri fini il medesimo spazio.
Ma
se il signor Vitaliano può tenere i gatti sul terrazzo, allora la signora Olga
può metterci le sdraio per prendere il sole e Marcolino può andare su a giocare
con i pattini, mentre io posso invitarvi tutti a sorseggiare un cocktail per
guardare insieme i tetti di Roma fiammeggiare al tramonto.
Per
coloro che hanno condiviso l’esperienza semi-clandestina di allestire una cena
sul terrazzo condominiale o addirittura hanno osato fare una festa con musica
sul tetto del palazzo, con il timore di vedersi arrivare orde di inquilini
infuriati in tenuta anti-sommossa, pronti a sgomberare questa specie di rave
illegale condominiale, ecco quindi una notizia liberatoria.
Utilizzare il terrazzo condominiale si può,
è un bene comune, come il cortile condominiale, per cui nessuno si
sognerebbe di contestare il diritto a sedersi a prendere il sole o se
necessario a parcheggiarci la bicicletta.
Il
codice civile regola l’uso del lastricato solare condominiale secondo la Comunione.
Il condominio degli edifici trae infatti origine dall’istituto della
comunione, regolata dagli articoli 1100 e segg. del codice.
La
comunione è un diritto di proprietà spettante a più persone per cui ogni
partecipante ad essa, ha il diritto di servirsi della cosa comune come meglio
crede. Sempre però che anche gli altri possano fare altrettanto.
Caratteristica
essenziale della comunione è che ogni partecipante ha pieno diritto di godere
di tutta la cosa comune e non soltanto in ragione della sua percentuale di
proprietà.
In
altre parole se tre comunisti ( termine giuridico dato ai comproprietari ) sono
comproprietari di un bene come ad esempio un terrazzo, avendo uno il 40% di
proprietà, uno il 35% e l’altro il 25%, ognuno di loro può servirsi pienamente
del terrazzo e non solo della quota di proprietà.
Lo farà
compatibilmente con i propri desideri ed esigenze e potrà se lo crede (ma a
spese sue) apportare migliorie e portare beni (tavoli, piante, luce, tavoli da
ping pong) a patto di non recare limitazione all’altrui desiderio di fare
altrettanto (articolo 1107 del codice civile).
Certo
il diritto decretato dal Codice Civile all’uso degli spazi comuni è virtuale e
l’uso del terrazzo può essere regolamentato, ma nessun regolamento può limitare
l’uso del bene almeno che non costituisca nocumento provato all’uso del
terrazzo o sia incompatibile, negli orari stabiliti, con il riposo degli
inquilini.
E’
una buona premessa legale per cominciare il nostro viaggio alla conquista dei
terrazzi condominiali!
Ma
vediamo nel dettaglio alcuni usi sperimentati dei lastrici solari
Orti e verde sui terrazzi condominiali
Da
alcuni anni singoli o gruppi di persone hanno avviato pratiche agricole dentro
la città. Spinti dalla necessità di trovare spazio per le piante anche in
ambienteurbano e dal desiderio di coltivare in proprio verdura e ortaggi
biologici, sono sorti nel mondo centinaia di orti sui terrazzi, le cui
dimensioni variano da poche piante in vaso fino a molte centinaia di metri
quadrati (il più grande è a Brooklyn, il Grange, che ha un’estensione di 12000 mq!).
Gli
orti pensili si trovano oramai ovunque nel mondo: negli Stati Uniti, New York
vanta un primato con i suoi più di 600 terrazzi coltivati accertati già nel
2009,, ma ci sono molti orti sui tetti anche a Chicago, San Francisco, Seattle,
Washington, Los Angeles, Austin, Milwakee, Minneapolis, come in tutti i
principali centri urbani nordamericani. Caso a parte il Canada che ha in
Montreal Toronto e Vancouver punti di
riferimento internazionali per le avanzate politiche di sostegno alla rooftop
agriculture. In Europa, a Londra un progetto cittadino Capital Growth,
sostiene finanziariamente la produzione autogestita e comunitaria di ortaggi
biologici sui terrazzi e nei giardini, un’attività che è praticata già oggi da
decine di migliaia di londinesi e nel 15 per cento delle abitazioni della
metropoli; ma si trovano orti comunitari anche sui tetti di Berlino,
Manchester, Amsterdam, Stoccolma, Marsiglia, Parigi, Vienna, Torino, Malmo e
Roma (significativo il caso di Corviale). In Africa la nuova pratica dell’agricoltura
urbana sui tetti si innesta con antiche tradizioni di agricoltura in casa.
Oggi sono attivi, anche sulla spinta di un progetto attivato dalla Fao
dall'inizio del nuovo millennio, orti pensili in Marocco, Senegal, Sudafrica,
Tanzania, Mali, Egitto e Kenya. Tokyo, che ha un’antica tradizione di
agricoltura urbana, con il Giappone, guidano la comunità dei terrazzi urbani
coltivati in Asia. Con loro sono le comunità di agricoltori pensili di
Shanghai, Singapore, New Dehli, Kathmandu, Hong Kong; i terrazzi coltivati sono
anche numerosi nel vicino oriente, in particolare nei territori occupati
palestinesi, dove fungono da sostegno alimentare per la popolazione in
difficoltà. Non Mancano peraltro gli orti sui tetti australiani.
La
grande maggioranza di questi presidi aerei della coltivazione urbana è
orientata all’agricoltura biologica, libera da fitofarmaci; la cura dei rooftop
farmers nel produrre ortaggi “sani” e non inquinati dalla chimica, è
strettamente connaturata al desiderio di avere a disposizione verdure di
qualità, a due passi da casa, che ne costituisce una delle principali
motivazioni.
Che
fine fanno gli alimenti dopo il raccolto? I prodotti delle rooftop farm
sono prevalentemente destinati alla comunità produttrice per l’autoconsumo; che
siano singoli, gruppi informali o organizzati, con il consumo privato è assolto
il ciclo che, dal bisogno di cibo naturale si compie a tavola. In più di un
caso però gli orti sui terrazzi più estesi e le esperienze consolidate negli
anni, hanno indotto la creazione di mercatini informali, spesso sugli stessi
terrazzi, frequentati prevalentemente nell’ambito del cosiddetto circuito di
prossimità (amici, parenti, vicini); parallelamente non mancano le prime
vere e proprie iniziative imprenditoriali, che vanno dalla gestione aziendale
degli orti sui terrazzi, con regolare
disttribuzione e vendita dei prodotti (esempi a Tokyo, New York, Singapore)
accanto agli esperimenti di colture idroponiche
per finire ai supermercati che, applicando rigidamente il principio del
chilometro zero, vendono ai clienti le verdure prodotte sullo stesso tetto del
grande magazzino. Gli orti assolvono in molti casi ad una funzione didattica
che si affianca alla pratica produttiva. Le proposte commerciali e le
iniziative imprenditoriali ad hoc, stanno fiorendo intorno a queste forme di
agricoltura da terzo millennio; container/serra, adatti alle colture
idroponiche e indoor e pensate specificamente per i terrazzi, i bagsac,
speciali tele/vasi di juta, totalmente naturali e biodegradabili, per ospitare
terra e piantine, studi di architettura che sono in grado di progettare e
trasformare il più grigio e nudo dei lastrici solari in un ridente giardino,
munendolo di terra, materiali drenanti e sistemi di scolo delle acque.
I tetti verdi (estratto da tettiverdi.it)
Cosa
sono?
Prati
di varie tipologie sino a giardini veri e propri completi di alberi o anche
orti, che si possono oggi realizzare in tutta sicurezza anche sulle sommità
degli edifici, soprattutto in ambito urbano.
Infatti
per i tetti, i cortili e le pareti di palazzi privati, garages, parcheggi,
hotels, aziende e officine, capannoni, centri fieristici, cliniche, impianti
sportivi il cosiddetto verde pensile non ha solo
un ruolo estetico e di miglioramento dell’inserimento paesaggistico
dell’edificio ma può svolgere importanti funzioni di utilità diretta, con
ricadute economiche quantificabili.
Il verde pensile si distingue in due
principali tipologie di inverdimento: quello estensivo e quello intensivo,
che si distinguono per costi di costruzione, oneri di manutenzione e
prestazioni globali.
I
tetti verdi e più in generale il verde pensile (quindi anche pareti rinverdite)
sono un valido strumento per raggiungere obiettivi di compensazione,
mitigazione e miglioramento ambientale, anche su scala territoriale.
Ecco
i principali vantaggi.
|
|
Miglioramento del microclima.
|
|
|
Influsso positivo sul clima degli ambienti interni. (Più
caldo l'inverno e fresco l'estate, con conseguente risparmio energetico)
|
|
|
Nuovi spazi fruibili per gli uomini e nuovi habitat per
piante ed animali.(con conseguente vantaggio per la biodiversità)
|
|
|
Ritenzione idrica (anche del 70-90%) e conseguente
alleggerimento del carico sulla rete di canalizzazione dell'acque bianche.
Possibile recupero dell’acqua piovana per usi irrigui.
|
|
|
Protezione dal rumore attraverso minore riflessione ed insonorizzazione
delle superfici sommitali.
|
Vantaggi economici e di miglior qualità della vita:
|
|
Durata maggiore dell'impermeabilizzazione e delle
coperture attraverso la protezione dagli agenti atmosferici.
|
|
|
Migliore isolamento termico delle coperture e quindi
risparmio energetico, funzionamento più economico degli impianti di
climatizzazione, migliore utilizzazione degli immobili.
|
|
|
Miglioramento della qualità di abitazione e di vita.
|
|
|
Possibilità di usufruire, dove presenti, di possibili
incentivi economici previsti dalle amministrazioni locali per il verde
pensile.
|
|
|
Aumento
di valore degli immobili.
|
Per
questo in molte parti del mondo il sostegno pubblico alla creazione di tetti
verdi è operativo da molti anni: in Germania, in molti stati USA, in Argentina
e Brasile, in Canada, dove è
obbligatorio costruire nuovi edifici pubblici con i "tetti
verdi." In Italia già dal 2009 sono
state redatte, a cura dell'agenzia governativa ISPRA, le linee guida per la
costruzione dei tetti verdi, pur in mancanza di una legislazione organica sulla
materia. L'impianto di tetti verdi si sta sviluppando anche in Turchia, Spagna,
Polonia, Svizzera, a Singapore, Hong Kong, in Cile, Danimarca, Australia,
India, Francia, Colombia, Messico, India, Ungheria, Israele, Grecia, Repubblica
Ceca e in Giappone. In Italia esistono degli esempi, in realtà non molti, quale
ad esempio il nuovo stadio di Siena o la cantina Antinori vicino a Firenze; notevoli
i pluripremiati progetti di verde verticale sviluppati dallo studio Boeri di
Milano.
Attività artistiche e di spettacolo

Da
alcuni anni a Roma, nel quartiere del Mandrione, adiacente al Pigneto, ha luogo
un festival di musica eletttronica la cui peculiarità è nell'ambientazione: Die
Half si svolge infatti su un ampio terrazzo condominiale; ai partecipanti è
richiesto di prenotarsi via mail e di tenere una condotta improntata alla
discrezione ed al silenzio, rispettosa degli artisti e dei vicini. Analoga
l'iniziativa che si tiene sui terrazzi di Casal Bertone, quella del festival
(Up)stairs, di Torino, o le esperienze più o meno ufficiali dei reading di
poesia in diverse città italiane. Quelle che
a noi paiono delle esperienze straordinarie sono altrove pratiche
consolidate. A Salt Lake City si tiene ogni anno sui terrazzi della città il
Provo Rooftop Concerts, festival musicale indpenndente. A New York si
tiene ormai da 16 anni l'underground
movies outdoors, meglio conosciuto come Rooftop Film festival, una rassegna del
cinema indipendente interamente svolta sui tetti di New York. Iniziative
analoghe si svolgono a Melbourne e a Tallin. D'altra parte con l'accessibilità
dei video-proiettori e la relativa semplicità a reperire un muro su cui
appendere un lenzuolo rendono i terrazzi condominiali luoghi eletti nei mesi
più caldi per le proiezioni low cost. A New York sono frequenti anche le mostre
d'arte sui terrazzi, così come gli interventi dei writers e degli artisti per
porre il proprio segno estetico in cima alla città. In alcuni lastrici solari
della metropoli americana stanno comparendo anche delle grandi composizioni
pittoriche sui pavimenti, apparentemente indecifrabili, che diventano fruibili
attraverso l'uso dell'applicazione google earth, che individua attraverso le
coordinate geografiche del terrazzo i grandi affreschi da terrazzo, proponendoli
sul computer e rendendoli così intellegibili. Già in passato a cavallo tra 800
e 900 gli ultimi piani di molti palazzi romani avevano spazi (oggi diremmo
degli open space) espressamente costruiti
per gli artisti, assegnati a prezzo contenuto per allestire atelier e
sviluppare la ricerca estetica. Oggi le lavanderie dei terrazzi condominiali
potrebbero aiutare gli artisti a praticare la loro arte, mentre gli ambienti
esterni dei terrazzi possono diventare magnifici spazi espositivi. Un'idea che
a Linz, in Austria, hanno sviluppato in forme davvero spettacolari nella
manifestazione dell'Hoehenrausch, di cui si può apprezzare uno scorcio nella
foto, magnifica mostra d'arte all'aperto tra le guglie della città. L'uso dei
terrazzi condominiali per le attività d'arte e di spettacolo può essere
coniugata anche per fare prove teatrali, letture, prove musicali, piccole performance, aprendo spazi di espressione
culturale determinanti per la crescita di una città a forte vocazione culturale
qual è Roma in un momento in cui la crisi inibisce le attività artistiche solo
apparentemente prive di utilità sociale ed economica.
Economie di prossimità sui terrazzi
Crisi
e rilancio delle attività economiche sono divenute quasi un mantra nell'Italia
di questi ultimi anni.
Riavviare lo
spirito d'impresa, attivare circuiti di micro economie no profit può essere una
risposta interessante e produttiva alla crisi. Già in Argentina all'indomani
della grave crisi degli anni '90 strade, terrazzi, spazi pubblici hanno
ospitato piccole attività di impresa che univano motivazioni economiche a
quelle di solidarietà sociale. Perchè allora non pensare ai terrazzi come
luoghi in cui studenti universitari e precari della scuola possano fare
doposcuola ai ragazzini del condominio?
Si potrebbero attivare, similmente alle corrispettive esperienze in Germania,
creare dei
kindergarten, sollevando
genitori impegnati sul lavoro dalle pesanti rette degli asili privati ed
affidando i bambini, in una sorta di babysitteraggio autogestito, alle madri
meno impegnate, riconoscendo al contempo un rimborso. In modo analogo, così
come già succede sulle terrazze di molte città americane, si possono attivare
mercatini, magari per far circolare le verdure in eccedenza prodotte sul
terrazzo medesimo, mettendo in rete i piccoli produttori impegnati nella
coltivazione degli orti pensili.
Mercatini
che potrebbero rimettere in circolo, secondo il principio del riciclo, gli
oggetti e i vestiti che altrimenti finirebbero nel cassonetto dei rifiuti. Le
terrazze più piacevoli della città potrebbero inoltre ospitare degli
apertitivi autogestiti, secondo il
principio secondo il quale il condominio è un'associazione di fatto a tutti gli
effetti che nel proprio dominio comune, il terrazzo in questo caso, invitano ad
un rinfresco amici e vicini, chiedendo un rimborso per le spese comuni e per il
condomino (magari quello ch ha qualche difficoltà economica in corso) che si
prende la briga di miscelare e servire i drink o di mettere una piacevole base
musicale all'incontro. Stesso discorso per le
attività sportive, che possono andare dagli esercizi di risveglio
(un po' come il Tai chi praticato dai cinesi, oggi anche a piazza Vittorio,
nel cuore della capitale) a i programmi di ginnastica per bambini ed anziani.
Sono
piccole iniziative intorno a cui andrebbe costruito, sulla scorta delle leggi
che regolano l'associazionismo ad esempio, un quadro normativo in un'ottica
rigorosamente no profit che permetta di trarre piccoli redditi da destinare
alla copertura delle spese condominiali o a sostenere chi soffre maggiormente
della crisi con un aiuto che si aggiunge al reinserimento sociale, al contatto
con i nodi dell'informazione. I vantaggi derivati sono le conseguenze della
ricostituzione di una rete di relazioni tra vicini, dall'attivazione di forme
di solidarietà e dall'alleggerimento del peso sociale della crisi sulle
istituzioni.
Tra
le altre iniziative economiche "leggere" possibili sui terrazzi
l'apicoltura (un'arnia può produrre fino a 40 kg di miele l'anno) così come
succede da qualche anno a New York e Chicago, da quando cioè le rispettive
amministrazioni comunali hanno smesso di vietare questa pratica, incentivandola
invece anche in vista dell'emergenza costituita dalla moria delle api. Senza
l'impollinazione delle api, che muoiono anche a causa dei pesticidi sulle
piante e le colture agricole (pesticidi del tutto assenti in città), si calcola
che l'umanità sopravviverebbe solo pochi anni. Oltre le api i terrazi possono
ospitare l'elicicoltura (lumache), i lombrichi, gli insetti antagonisti dei
parassiti (attività in crescita esponenziale nel mondo) o ospitare rifugi per
piccoli animali domestici.
Terrazzi ed energia

Si
chiama Rooftop revolution, è nata in Florida ma il suo spirito è stato raccolto
e rilanciato con maggior forza in Germania che ha raggiunto nel 2010 il
milionesimo tetto con un impianto fotovoltaico(e dal 2012 la produzione di
rinnovabili ha superato le fossili) ed
in Cina. Al centro l'idea che attraverso l'installazione sui terrazzi e sui
tetti di impianti fotovoltaici, piccole pale eoliche e turbine a vento, si
possa disporre di fonti energetiche rinnovabili e pulite in grado di coprire
una parte significativa del fabbisogno energetico. Intorno a questa idea sono
state ideate piccole turbine orizzontali da terrazzo, mini pale eoliche con un
impatto visivo ridotto, pannelli fotovoltaici meno invasivi per consentire di
ridurre lo spazio occupato nei terrazzi condominiali. Un sistema di
incentivazione pubblica muove in diverse parti del mondo questa piccola
rivoluzione energetica fatta di piccoli impianti messi in rete. Tra le più efficaci forme di sostegno
all'installazione di impianti rinnovabili la cosiddetta feed in tariff, attivata ad esempio dal DOE negli USA (il dipartimento
federale dell'energia)con il programma Rooftop
Solar Challenge come in Germania e Regno Unito; con la feed in tariff, le
compagnie energetiche remunerano in primis tutta l'energia prodotta dagli
impianti condominiali, premiando con
un'ulteriore "acquisto" le eccedenze energetiche non assorbite ed
immesse nella rete dai produttori. A questa duplice entrata economica si
sommano ovviamente i risparmi dovuti all'utilizzo dell'energia autoprodotta che
evidentemente non ha costi (a parte l'impianto) per i produttori. Attraverso
l'energia dei terrazzi una città di 3 milioni di abitanti, quale è Rizhao in
Cina, riesce a produrre il 99% dell'acqua calda necessaria alla popolazione.
Agli innegabili vantaggi economici si aggiungono i benefici ambientali della
riduzione delle emissioni inquinanti e le conseguenti ricadute economiche.
Molteplici le altre esperienze nel mondo che ruotano
intorno all'uso sociale e comunitario dei lastrici solari che vanno qui
menzionate. Interessante l'esperienza dell'installazione di piccoli impianti
condominiali wi-fi sul terrazzo, in
grado di assolvere al fabbisogno degli internauti dell'intero palazzo con un
costo molto basso ed una significativa riduzione delle emissioni degli hot
spot. In Italia è sorta con base a Roma Ninux, gruppo di volontari che
"clandestinamente" e gratuitamente impiantano il wi-fi sui terrazzi
condominiali in una sorta di net-guerrilla motivata dallo spirito di apertura e
condivisione della rete proprio degli utilizzatori dei sistemi Open source. Alla
base del progetto la maggiore privacy garantita dai sistemi wireless comunitari,
il controllo dei cittadini sui nodi della rete e la sottrazione alla
speculazione di una risorsa comunicativa libera quale internet dovrebbe essere.
Analoghe esperienze sono state avviate in Germania ed i membri
dell'associazione di Berlino Freifunk, sono anzi stati chiamati a formare
tecnici in diversi Paesi africani per riproporre il modello di rete sperimentato in patria.
Restando
in tema di antenne, una piccola spinta potrebbe finalmente portare all'adozione dell'antenna unica in tutti i palazzi romani (ed italiani) eliminando la
selva di antenne - brutte ed inquinanti - che popolano i cieli della capitale,
recependo una direttiva, ormai antica, della Comunità Europea.
Tra
le iniziative virtuose messe in atto dai Comuni in Italia, va segnalato il
progetto per il compostaggio domestico
promosso dal Comune di Genova, che fornisce ai condomini che ne fanno richiesta
una compostiera studiata per non rilasciare cattivi odori, in cui possono
confluire i rifiuti organici del palazzo per trasformarsi in prezioso
fertilizzante, con l'effetto di alleggerire il carico cittadino dei rifiuti da
smaltire. Il Comune, in cambio, alleggerisce la bolletta della tassa dei
rifiuti a chi aderisce al progetto.
Su
tutt'altro versante i progetti che utilizzano i terrazzi come piattaforme
educative. A New York e a Londra sono attive diverse fattorie didattiche installate in piccole serre/laboratorio
progettate appositamente per l'uso sui terrazzi condominiali (in Germania una
ditta si è specializzata proprio in queste produzioni). I terrazzi a Londra
sono usati anche come aree ricreative per gli alunni delle scuole, mentre in
diverse parti del mondo (e recentemente anche all'istituto Russel di Roma) sul
tetto degli edifici urbani si installano telescopi
per l'osservazione astronomica.
Sul
"fronte" delle iniziative volte al rafforzamento delle reti
comunitarie va infine segnalata la festa
dei vicini, istituita in Europa dal 2003 e che ha visto nell'edizione 2012
14 milioni di partecipanti in 1400 comuni di 35 Paesi. In Italia l'iniziativa
organizzzata dalla Federation Europeenne
des solidarietes de proximite è gestita da Federcasa e dall'Anci; in
particolare a Roma la giunta Veltroni promosse delle feste sui terrazzi nei
primi anni 2000.
Infine
si devono segnalare l'esistenza di diverse attività sportive che prosperano sui
terrazzi condominiali, tra cui il tennis, la pallavolo, il minigolf, nuoto, fino
all'incredibile esistenza di una Lega internazionale di rooftop soccer, calcetto da terrazzo, con tanto di campionato
mondiale.
Cosa si può fare per promuovere i
terrazzi aperti
Il
lavoro di studio ed approfondimento nei vari aspetti legale, ingegneristico ed
architettonico, economico ed amministrativo, botanico etc. è la naturale
premessa a qualsiasi progetto organico di sviluppo di una rete di terrazzi
comunitari a Roma.
E'
però in prima battuta possibile suggerire qualche indicazione sulle azioni
possibili:
Iniziative di promozione di natura
culturale.
L'idea che il terrazzo possa essere una risorsa
piuttosto che una rogna deve essere promossa adeguatamente. Le iniziative
esemplari, le esperienze pilota, la diffusione della conoscenza delle leggi che
regolano l'uso degli spazi comunitari, la comunicazione dei vantaggi economici
e più in generale una campagna che sia in grado di stimolare all'uso dei
terrazzi e di trasformare l'immagine dei terrazzi condominiali è fondamentale.
E' indubitabile che si parte da una diffusa diffidenza e dalla non abitudine
alla cooperazione tra condomini per l'uso dei beni comuni. Questa mancanza di
spirito comunitario è comunque storia recente, portato degli sviluppi delle
città anonime e dell'isolamento metropolitano. Tutte le iniziative che negli
ultimi anni si stanno affermando - orti comunitari, recupero degli spazi verdi,
co-housing, e tutte le forme di sharing (car, couch, bike etc.) - parlano del
desiderio in nuce di sperimentare
forme di condivisione e socialità a carattere comunitario. Da qui bisogna
partire ed il Comune, ha l'autorevolezza e la legittimità di porsi alla testa
di questa piccola rivoluzione culturale.
Iniziative di formazione
Gli
amministratori di condominio, sempre più professionalizzati, sono ormai l'ago
della bilancia (e del bilancio) gestionale dei condomini. Per operare
profondamente una trasformazione nella gestione dei condomini (e dei terrazzi)
bisogna formare una leva di amministratori volti all'utilizzo comunitario dei
lastrici solari. Diversi gli incentivi per gli amministratori ad abbracciare
la filosofia dei terrazzi aperti, non ultima la molteplicità di iniziative
economiche che possono fiorire intorno agli spazi condivisi.
iniziative di legge
Per avviare in un ottica di "liberismo
sociale" iniziative economiche no-profit che abbiano il baricentro sui
terrazzi, è necessario individuare un quadro regolamentare e normativo che
consenta di procedere in sicurezza e nella legalità. Tra le ipotesi che un non
giurista come me mi vengono in mente, la costituzione in associazione culturale
delle assemblee di condominio, che permetterebbe di avviare tutte le attività
economiche consentite alle associazioni; l'adozione di un quadro normativo
analogo a quello che permette i mercati contadini, per la coltivazione e
commercializzazione dei prodotti agricoli e di allevamento dei terrazzi;
L'estensione delle norme che regolano le attività artistiche e le economia connesse
ad alcune attività praticabili sui terrazzi.
Iniziative di consulenza
Potrebbe essere utile fornire le consulenze
per impiantare orti così come impianti energetici o reti wi-fi, sui terrazzi.
Una task force in grado di suggerire/orientare all'uso del terrazzo fornendo
risposte di architetti, agrari, ingegneri, esperti di energia, giuristi,
per l'uso sociale dei terrazzi. Intorno a questa ipotesi sarebbe utile attivare
le università sia in progetti di ricerca che nella creazione di staff specializzati.
Iniziative di incentivazione e sostegno
economico
Per
le iniziative a più immediata ricaduta economica per le istituzioni
(compostaggio domestico, energia, asili e doposcuola, antenna unica, terrazzi verdi) si possono
pensare a forme di incentivazione prendendo spunto dalle tante iniziative già
in atto a livello internazionale.
Iniziative di spettacolo e cultura sui
terrazzi
Avviare nell'ambito dell'Estate Romana alcune
iniziative culturali e di spettacolo da svolgere sui terrazzi può costituire un
buon veicolo di comunicazione per stimolare all'uso dei terrazzi.
Per
ulteriori approfondimenti si veda la pagina Facebook