giovedì 25 giugno 2015
La scomparsa della sorca
La morte di Remo ha suscitato l'attenzione sulla sua arte da parte di molti mezzi di comunicazione, e questo mi fa piacere.
Di lui si son dette cose belle, non tutte esatte, ma sono dettagli.
In tutte c'è però una grande assente: la sorca.
Nessuno ne parla, nessuno cioè proferisce parola su quella che è stata l'ossessiva ispirazione degli ultimi lavori di Remo.
Ora, sono convinto che molti, omettendo di dare conto di questa così ingombrante presenza, hanno creduto di porgere, come si usa, il dovuto rispetto ai defunti per non creare polemiche ed imbarazzi intorno ad un personaggio così recentemente scomparso. Sono altrettanto convinto che gli stessi hanno pensato che avrebbero fatto torto a Remo, parlando della sua fissazione per la sorca. Ma si sbagliano.
Parlando di sorca, Remo ha dato una voce, un volto ed una maschera al desiderio maschile, quello che abita le chiacchiere delle cucine di ristorante, le centinaia di film porno ed in definitiva la mente degli ominidi di sesso maschile.
In altri tempi Pietro l'Aretino, i grandi scrittori libertini, le odi dialettali in versi come la calabrese "Cunneide" di Donnu Pantu o i sonetti osceni del Belli (Remo li recitava a memoria), hanno dato spazio all'espressione dell'immaginario erotico maschile.
Oggi questo spazio è tristemente vuoto.
Le maschere, così come le intendo io qui, sono la cristallizzazione dei caratteri archetipici, quelli che ci parlano dell'avaro, del credulone, del furbo, del vecchio brontolone e così facendo hanno strutturato il nostro modo di raccontare, dalle Atellane fino ai giorni nostri.
Remo Remotti ha creato ed indossato con vigore ed intelligenza questa maschera che mancava, parlando dell'amore per il femminile con una sincerità ed energia straordinarie.
Ma non è solo la sincerità la cifra dell'espressione di Remo sulla sorca. Chi ha orecchie per intendere, scoprirà presto che niente di quello che Remo dice è casuale e che dietro le rime baciate delle sue filastrocche sulla fregna, c'è una cultura profonda che spazia dalla letteratura alla psicoanalisi, dalla spiritualità alla filosofia ed alla storia. Senza contare la sua vastissima esperienza in materia ed insaziabile curiosità.
Cari giornalisti, credo abbiate perso un occasione per mostravi vivi e dare, nel riammettere il desiderio di sorca nel discorso pubblico, il dovuto tributo al lavoro di Remo che ha cercato di allargare i confini della cultura, proponendoci quella libera, in cui si può ascoltare tutto e di tutto parlare.
I monologhi di Remo sulla sorca erano perturbanti, anche per me. Penso che questo sia un segno della grandezza di Remo. Avrebbe potuto essere banale, volgare, noioso, infantile. Non era niente di tutto questo, era disturbante ed è proprietà massima dell'arte quella di essere perturbante.
Ecco, io li vedo così, Arlecchino, Pulcinella, Totò, Otello, Maccus e Pappus, e tra loro, che ride e scherza come solo lui, Remo, questa grande maschera moderna.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento
qui i vostri graditi commenti