Comincio qui una serie di post sul sogno, che intendo sviluppare via via che le mie riflessioni e studi sull'argomento procedono. In questo primo approccio pubblico all'oggetto di indagine che occupa alcuni dei miei pensieri negli ultimi tempi, vorrei indicare, a premessa, quali sono le idee e, in qualche caso, le fonti consapevoli dacui parto nella mia piccola ricerca.
Tutto nasce da un'articolo sui sogni che trovai su Internazionale alcuni anni fa, che muoveva dall'inversione del paradigma di derivazione freudiana, secondo il quale il sogno serve a proteggere il sonno. Qui invece si sosteneva che è il sonno che protegge il sogno, vero "obbiettivo" necessario dell'attività umana. Quest'idea, espressa ovviamente con altra profondità ed articolazione, mi risuonava e spiegherò più avanti perché, e di qui ho cominciato a pensare: si, il sogno è necessario, ma necessario a cosa?
Facciamo un ulteriore salto nel mio background per pescare un paio di collegamenti e parte della mia immediata adesione a questo concetto-punto di partenza.
Innanzitutto un esame di psicologia, messo lì con la maligna intenzione di svoltare un esame nel corso dei miei studi, che mi hanno al fine portato ad una laurea in filosofia della scienza. Ricordo che l'esame, somministrato da una serie di bacucche signore somiglianti a suorine ottocentesche più che a studiose moderne, era valutato sulla base dei risultati riportati da una "scimmia campione" a cui era stato sottoposto un test in tutto simile a quello di cui consisteva l'esame. In sostanza per portarsi a casa l'esame (e nel mio caso l'ennesimo rinvio del servizio militare, a quei tempi ancora obbligatorio)
bisognava fare un po' meglio della scimmia.
Figuratevi la mia passione, mista ad un radicato disprezzo verso la non-scienza psicologica, per me ai tempi (e un po' anche adesso) poco più che un dispositivo ideologico, con intenti normativi e malevoli, nello studiare un manuale di psicologia la cui cosa più attraente era la copertina. L'unico argomento del libro che al tempo riuscì ad interessarmi davvero, fu la controversa questione di cosa fosse il sonno. Il libro sosteneva che si ignorava a cosa realmente servisse il sonno, questione che portò gli psicologi e neuro scienziati ad affrontare un esperimento piuttosto crudele: vedere cosa succede se una persona smette di dormire, analizzando i suoi dati fisiologici. La storia ci consegna alcuni eroi della veglia che rimasero senza dormire fino a 18 giorni di seguito: le analisi condotte su temperatura, comportamenti etc. non portarono ad alcuna correlazione significativa, ossia tale da determinare chiaramente a cosa serva il sonno, o almeno a dare ragione dell'enorme importanza che attribuiamo a questa funzione, testimoniata da cosa ci succede quando soffriamo di insonnia.
Da quel lontano 1988 non mi sono più molto interessato alla questione, che ho utilizzato come argomento da conversazione in alcuni ameni convivi, ma niente più. Però, alla lettura dell'articolo di Internazionale, mi si riaccende una lampadina e mi dico, che sia questa la vera funzione del sonno, così misconosciuta, cioè la protezione del sogno? Buffo infatti che si sia data per scontata la funzione del sogno come protettore del sonno (e ce ne vuole visto che non si sa bene a cosa serva ma si decide che è tanto importante da meritare un sistema dei difesa così complesso sotto il profilo simbolico e rappresentativo) e che non si prenda in considerazione l'ipotesi opposta.
Fate un esperimento, a comprova di quanto affermo, provate a digitare su google, tra virgolette, il sogno protegge il sonno, e viceversa il sonno protegge il sogno: nel primo caso abbiamo circa 232 occorrenze, contro una, abbastanza interessante, dello psicoterapeuta Basile Catania (1)
dionisiaco e all' apollineo (2) sull'importanza delle droghe, intese nella più ampia accezione storica, ossia fuori dai limitati ambiti delle tabelle della Food and Drug administration, notoriamente soggette ai flussi dell'interesse economico e politico. Quel che io, allora imberbe, vedevo e oggi, quasi barbuto, continuo a vedere, è la persistenza in ogni angolo del globo ed in ogni epoca, dell'uso di psicotropi di ogni genere.
Ma tiremm' innanz', per risvegliare altri due impliciti soggiacenti nel mio repertorio cognitivo, che attizzano la ricerca. Come molti altri negli anni '70 ho incontrato le droghe leggere. Giovanissimo ho coniugato questa scoperta, allora condita da un'ideologia libertaria, che incrociava l'allargamento della coscienza al rito collettivo e socializzante della fumata in compagnia, con la prima passione per gli studi filosofici. Ricordo ancora che cominciai a riflettere, sull'onda della lettura de "La nascita della Tragedia" di Nietzsche e alla luce delle caratteristiche attribuite dal filosofo al
E l'elementare domanda che ne scaturisce è "perché?". La risposta più gettonata era ed è, per sfuggire alla realtà, funzione che animi pavidi, non in grado di affrontare la vita, mettono in moto. Ma questo relega la vasta moltitudine di bevitori, masticatori di Betel, di foglie di coca, fumatori, assuntori di psicofarmaci, di belladonna, di funghi allucinogeni e, perchè no, consumatori di caffè e tè, ossia il 90% e forse più della popolazione mondiale, ad un gruppo di inadatti alla vita, così almeno come la concepiscono i titolari delle leggi del bon vivre, dei cui vizi privati preferiamo non sapere. Non mi pare possa funzionare. Quando gli "sbagliati" sono l'ampia maggioranza dei viventi, forse il filtro che discrimina giusti e sbagliati non funziona.
In quel tempo, torniamo alla mia adolescenza, cominciai a studiare allora i riti dionisiaci e orfici così diffusi nella Grecia antica, incentrati sull'ebbrezza e sul conseguente stato di mistica empatia e condivisione che ne conseguivano. Qui di sguincio noterei come molti riti, anche in ambiti più a noi familiari, hanno medesime caratteristiche di ebbrezza collettiva. Consultai nella mia ricerchina un testo che dormiva intonso nella libreria di casa, un enciclopedia etnografica curata da Vinigi Livio Grottanelli. Qui si affermava (in una prospettiva quasi evoluzionistica) che la prima forma di coltivazione rilevata fosse quella dei cereali destinati attraverso la fermentazione a produrre birra. Ossia, diceva il Grottanelli, l'uomo ha compiuto il macroscopico salto dalla fase della caccia e raccolta allo stanziale destino dell'umanità agricola, per procurarsi una pinta di birra!
Un inciso qui appare necessario, quali che siano le prossime considerazioni che andrò sviluppando, devo dire a chi mi legge che sono sostanzialmente quel che si può definire un razionalista, almeno nella misura in cui non amo impianti di pensiero che sconfinando nell'esoterismo o nell'irrazionalismo, facciano carne di porco del metodo scientifico, criticabile quanto si vuole, ma come direbbe il buon Hegel (se fosse un superficiale scrittore della domenica quale attualmente sono) reale e razionale si tengono a braccetto. Parimenti non amo le derive spiritualiste, e provo un sentimento malevolo verso quell'accozzaglia infingarda che passa sotto il nome di new age. Chi leggendo queste righe avesse affrettatamente deciso di confinarmi in quei territori, si tranquillizzi, e proceda oltre se interessato.
Torniamo all'argomento in corso d'esame. Le droghe, in quanto sostanze psicoattive, esistono da sempre e sono state consumate praticamente da tutti. Ci sarà pure un motivo, ossia come il cibo nutre il corpo, le droghe devono servire ad una funzione altrettanto importante. E qui torniamo al sogno. L'ipotesi è allora questa: se sogno e droghe avessero qualcosa in comune? Ossia gli effetti delle droghe funzionassero come i sogni? A suggerire la parentela tra i due termini c'è la semantica. Nella lingua droghe e sogni sono spesso associati e non credo di dovermi sprecare in citazioni, è luogo comune che le droghe producano "sogni ad occhi aperti" e che i drogati vengano visti come dei sognatori. (A questo proposito è interessante come lo stigma direi "realista" imposto ai drogati, sia condiviso verso la categoria dei cosiddetti sognatori, coloro che letteralmente sognano, considerati inadatti alla "vita pratica". C'è però un'accezione del sogno che riveste invece un significato positivo nella nostra come in altre lingue, quella collegata alla visione del futuro: "abbiamo un sogno, I have a dream..." non del tutto aliena a quanto cerco ipoteticamente di sostenere con la mia ricerca).
E qui facciamo un'ulteriore passo verso i miei interessi, mettendo in fila sogni, droghe ed invenzioni: tra le righe comincia ad emergere quella che, assai provvisoriamente, potremmo qui chiamare creatività.
Un ultimo passo prima di lasciare questo primo post sull'argomento. Avevo ritenuto - ricordate? - che l'idea che il sogno servisse a proteggere il sonno era sbagliata. E ho pensato allora che se avessi constatato che si può sognare senza dormire, avrei almeno depotenziato l'idea secondo la quale i due fenomeni - sonno e sogno - sono rigidamente connessi. Ho cominciato a fare esperimenti su me stesso nello stato di dormiveglia. Quando sono nello stato di dormiveglia, parto con un pensiero normale per trovarmi in testa, nel giro di una frazione di tempo, pensieri "assurdi", diciamo illogici, senza sapere come ci sono arrivato. Se escludiamo una rigida definizione di sogno come di un fenomeno che capita solo quando si dorme ed accettiamo, al netto del sonno, che quello stato di illogiche ed incontrollabili associazioni mentali, pur nella momentanea convinzione che siano pienamente sensate, sia un sogno, ho cominciato ad entrare ed uscire dal domiveglia e da questi "sogni", per rendermi consapevole del fatto che ero perfettamente sveglio. Ho cominciato a "sorvegliare" il mio dormiveglia, a monitorarlo, con risultati per me assolutamente sorprendenti: ero sveglissimo, ma stavo sognando! Quindi (forse) i sogni possono verificarsi anche al di fuori del sonno.
E qui, una piccola ma comune esperienza, su cui conto di indagare, mi intrigava ulteriormente. Quando si fuma molta cannabis si sogna pochissimo: che ci sia una correlazione tra le due cose? Che la cannabis provochi "sogni"ad occhi aperti? E che assolvendo alle loro funzioni sottragga allanecessità del sogno la fase del sonno? Beh qui ci fermiamo, segnalando una, per me, recente scoperta, l'esistenza dei "sogni lucidi" e dei navigatori onirici, di cui vi allego un link tanto interessante quanto partecipato da una attiva comunità di natanti... http://www.sognilucidi.it/mediawiki/index.php?title=Pagina_principale
Alla prossima
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